martedì 30 marzo 2021

Fonte : Sito Ufficiale Torino Football Club

 Photo : Sito Ufficiale Torino Football Club


"Domani torna la eSerie A per il Torino FC eSports Team! Inizierà infatti il Girone B, che vedrà protagonista la squadra virtuale dei granata su eFootball PES 2021. Il torneo, organizzato da Infront, PG Esports e Lega Serie A, si disputerà negli studi Infront con quattro gironi all’italiana, con gare di andata e ritorno. In base al posizionamento del girone, tutte le squadre accederanno ai playoff tramite il winner o loser bracket. Le migliori otto squadre dei playoff conquisteranno quindi la Final Eight, ovvero la fase finale del torneo. Domani, mercoledì 31 marzo, verranno disputate tutte le gare del nostro girone.
I granata sono stati inseriti nel Gruppo B insieme ad Atalanta eSports, Crotone eSports e Sampdoria eSports. 
 
Domani a partire dalle ore 15.30 potrete seguire tutte le gare dei nostri player Jock_86 (Alessandro Carlo Impero), Andreinho-92 (Andrea Pio Esposito) e Gica1085 (Carlo Mastrodonato) sul canale Twitch della Lega Serie A. "





domenica 28 marzo 2021

Fonte : www.torinoggi.it/2021/03/28/- di Domenico Beccaria

 

"Fin dall'inizio il compito fu di ricostruire il Fila: riqualificare tutta l'area, con una rinascita innanzitutto morale, prima ancora che edilizia, restituendogli il suo spirito unico"



Lo stadio Filadelfia di Torino


"Dieci lunghissimi anni sono trascorsi da quel giorno così importante per la gente del Toro. 

Correva l'anno del Signore 2011, più precisamente il 28 marzo, quando con le buone (poche) o con le cattive (molte), otto associazioni di tifosi, cui stava a cuore la rinascita del Filadelfia, letteralmente trascinarono di fronte ad un notaio i rappresentanti della Regione Piemonte e della Città di Torino, quest'ultima in scadenza di lì a tre giorni, in vista delle imminenti elezioni che chiudevano il secondo mandato di Chiamparino a sindaco. 

Il Torino FC, sornionamente, fiutò l'aria e si accodò entusiasticamente, ma senza esagerare, nè.

Nasceva così, nelle sale del Museo del Grande Torino a villa Claretta, Grugliasco, la Fondazione Stadio Filadelfia, sulle ceneri ormai spente e ben fredde della defunta Fondazione Campo Filadelfia, dell'ex sindaco, sedicente tifoso granata, Diego Novelli, che aveva chiuso i battenti per non aver raggiunto lo scopo sociale e soprattutto per non avere più né le energie, né la credibilità, per riprovarci ancora con successo. 

Oddio, a voler guardare con un po' di ironia alle parole, la Fondazione Campo Filadelfia, lo scopo sociale l'aveva raggiunto eccome: aveva demolito il Filadelfia e ridotto ad un Campo di erbacce incolte e rovi, uno degli impianti calcistici più gloriosi al mondo, il Tempio della nostra Fede. 

La novella Fondazione, si poneva l'ambizioso compito di riqualificare tutta l'area, con una rinascita innanzitutto morale, prima ancora che edilizia, ovvero ricostruire il Fila e restituirgli quello spirito unico, che era stato instillato nei suoi muri, nelle sue gradinate, nella sua erba, dal sudore e dal sangue dei veri uomini che proprio lì, avevano scritto le pagine più gloriose della storia granata e della nostra Patria. 

Ma si sa, esaurito lo slancio emotivo iniziale, quando a favore di telecamera politici e presidenti si lanciano in commoventi ricordi, in fiammeggianti oratorie, ma soprattutto in marinaresche promesse, le cose iniziarono a languire, tra tempi morti ed iniziative di dubbia utilità, come il “concorso di idee”, in cui trentasette, se non ricordo male, tra singoli architetti e studi consociati, presentarono le loro idee realizzative. 

Un unico comune denominatore le univa: tutte avevano un costo di realizzazione abbondantemente al di sopra del nostro scarno budget di otto milioni di euro, frutto di una questua d'alto bordo tra Città di Torino (3,5 milioni), Regione Piemonte (altri 3,5) e Torino FC per un milione, figlio di una spending review dopo l'iniziale promessa di 3,5 come gli altri due enti maggiori. 

Tutte o quasi con contenuti architettonici fantasiosi, uno per tutti, il più eclatante, la presenza a progetto di un solo spogliatoio: e vabbè che lo sport affratella, ma almeno uno spogliatoio per squadra è uno per l'arbitro, sarebbero il minimo sindacale. 

Pazienza. Non sto lì a farla tanto lunga, ma tira, molla, urla, implora, al sesto anno di vita, finalmente abbiamo inaugurato il primo dei tre lotti in cui, per rispettare la legge è rimanere a budget, fummo costretti a frazionare l’opera. Il 25 maggi 2017, sembrava di toccare il cielo con un dito, tanta era la felicità è l'orgoglio di aver finalmente concretizzato almeno la prima parte del nostro sogno e i venti ci sembravano favorevoli. 

Ma come ad Ulisse nell’Odissea, gli Dèi offesi, chissà perché, ci fecero cadere i venti propizi, lasciandoci nella più desolante delle bonacce. Due anni e mezzo del più totale e desolante nulla, cui il Covid ha pensato bene di aggiungerne un altro. 

Poi, come era caduto, il vento ha ricominciato a soffiare impetuoso, le vele si sono gonfiate e la corazzata Fondazione è ripartita. Probabilmente sarò malizioso, ma il duplice, concatenante susseguirsi di eventi, ovvero il cambio della giunta a Palazzo Lascaris, con un Cirio, ma soprattutto un Ricca, più interessati a spingere per il proseguimento dei lavori rispetto al predecessore Chiamparino, che sia da Sindaco che da Governatore aveva nutrito un sostanziale disinteresse per la rinascita del Fila (com’è la parafrasi calcistica del vecchio proverbio? Dai granata mi guardi Iddio, che dai bianconeri mi guardo io?) e contemporaneamente da una Appendino che sarebbe ben lieta, come ogni buon politico, di monetizzare un ulteriore avanzamento lavori al Fila con qualche consenso in più nelle prossime urne amministrative di ottobre, che esce dal letargo e muove le acque. 

A questo punto, la cosa giusta da fare, è di non perdere l'occasione e sfruttare il vento propizio, per portare a casa quello che le maree politico-elettorali, con il loro flusso e riflusso, ci offrono, senza guardare tanto per il sottile. 

Però una riflessione, tra me e me, lasciatemela fare: sinceramente, non so se possiamo essere orgogliosi per il risultato che abbiamo ottenuto ad oggi, oppure se dobbiamo vergognarci, istituzioni in prima fila, per averci messo dieci anni per realizzare meno di quello che il Conte Enrico Marone Cinzano, nel 1926, fece in sei mesi, per arrivare a questo meraviglioso incompiuto che si chiama Filadelfia, ma che del glorioso Tempio non ne ha ancora né la completezza né tantomeno lo spirito. 

La strada è ancora lunga..."

                                                                                                                                                       

giovedì 25 marzo 2021

Esclusiva Intervistandopersport.com : a tu per tu con Paolo Belletrutti



 Ciao Paolo da molti anni sul set di film e fiction, raccontaci un pò di te.
                                                            
Si è vero da molti anni, diciamo da 25 che come periodo lo trovo sufficientemente lungo,la fortuna e la volontà, connessa alla grande passione per questa forma di comunicazione mi coinvolge regalandomi momenti di grande gioia. Ricordo che il mio primo film è stato,con un ruolo piccolissimo, due battute che sono riuscito a sbagliare, era un produzione  Italo Americana la ,banda delle mini minor,da li ho poi proseguito ma nel frattempo ho frequentato una scuola di recitazione presso il teatro degli Infernotti e diplomatomi mi sono messo in gioco. Da li sono riuscito a fare molti film per il grande schermo,per la televisione passando però prima dal Teatro che mi ha formato e preparato per affrontare le sfide che mi si frapponevano davanti. Alcune produzioni importanti e con grandi attori nel tempo mi hanno formato,produzioni come Natale con Papà per la regia di Giorgio capitani,con Ferzetti e Montagnani  produzione Rai,la parola ai Giurati di F. Farina in questo caso il titolo era il Caso Bozzano produzione Rai. La Medaglia con  Franco Nero e E. Ponziani e tanti altri ancora tipo, Ormai è fatta per la regia di Sergio Leone con Stefano Accorsi. Ho poi fatto Vivere e Cento vetrine e per farla breve ho partecipato per 10  anni a Scherzi a parte come attore protagonista degli scherzi. Una esperienza unica che mi ha regalato grandi esperienze e dove ho potuto conoscere grandi attori, ci sono momenti nella vita che ti regalano opportunità che credo bisogna saper cogliere, io per mia grande fortuna un pò ci sono riuscito e credo di aver regalato al pubblico la mia professionalità e passione per questo mestiere.




Cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera?
                                                                          
Mi piacerebbe pensare che mi abbia spinto un collega, come delle volte si usa fare in teatro quando un attore non vuole andare in scena e allora gli si dà un calcio e lo si butta dentro ma non è cosi, in verità quando avevo circa 9 anni nel ristorante di mio padre venne una produzione importante,dovevano fare Pinocchio e il regista vedendomi,premetto che all’epoca ero magrissimo tipo scheletrico,parlò con mio padre e gli chiese se potevo andare con loro per un provino e che avrei avuto buone opportunità ma la risposta fu negativa da parte di mio padre. Ecco forse da lì è partita in sordina la volontà di fare questo mestiere,poi forse nel tempo ho coltivato questo sogno e mi sono messo in gioco ma , non avevo la formazione mi mancava la scuola per fare questo mestiere. Quando ho deciso allora ho fatto la scuola e grazie ad essa e al teatro nel tempo mi sono formato ma, la cosa vera per intraprendere questa carriera sono state le persone, la gente, il pubblico che mi ha fatto capire divertendosi e apprezzando ciò che facevo che avrei dovuto continuare.





Tra i tuoi tanti lavori c’è la collaborazione con il ben noto attore e regista Giorgio Molino, contaci come è andata.
                                                            
Verissimo,dunque erano gli anni 89/90  e mi esibivo in vari locali di Torino facendo cabarèt con un caro collega che lavorava con Molino, una sera nel locale dove facevo spettacolo venne a vederci Molino, rimase lì tutta la sera e finito lo spettacolo ci sedemmo al  suo tavolo, dopo una breve chiacchierata e le presentazioni di rito lui espresse degli ottimi apprezzamenti sul mio spettacolo e aggiunse che gli sarebbe piaciuto che io andassi a trovarlo per parlare con lui e per un provino. Cosa che feci circa una settimana dopo, con grande soddisfazione, mi propose un provino teatrale su una parte importante per la commedia Travet prima repubblica tratta dal repertorio di Macario. Feci il provino che purtroppo non ebbe molta fortuna, mancavo di teatro e allora mi propose di fare il direttore di scena così col tempo,circa un anno avrei ripreso esperienza, cosi feci e l’anno seguente entrai in compagnia debuttando in commedia con lui. Furono anni importanti assieme a Giorgio formammo la Arte e Studio società che gestiva la compagnia comica Giorgio Molino che dopo alcuni anni divenne Compagnia comica Molino Belletrutti, ero riuscito con lui a diventare il secondo nome in cartellone e  avere la firma in compagnia, abbiamo girato tutti i teatri piemontesi del decentramento del Teatro Stabile, Carignano, Fregoli, Alfieri, Colosseo e tanti altri . Grande attore, grande regista posso dire che lui per me è stato il mio mentore, abbiamo trascorso 15 anni assieme e nell’ultima produzione fatta al teatro Fregoli nel 2018 ha dichiarato che sarebbe stata la sua ultima piece e che passava il testimone  della sua cultura teatrale a l’unico che ne aveva le capacita per conoscenza e presenza sul palco e quello ero io, ragazzi che emozione grazie grande maestro.




Com’è Giorgio Molino da regista?
                                                                      
In primis bisogna conoscere l’uomo che si frappone tra essere un gran casinista nella vita comune,pieno di contraddizioni e di sfumature di vecchia cultura, radicata a una piemontesità sfrenata e dal dialetto presente pieno di proverbi e di sana cultura contadina imborghesita. Fatta questa premessa, il suo genio attoriale la mimica i tempi teatrali e la recitazione lo portano all’essenza delle capacità espressive, la sua capacità di  regista attento e capace di formare dei quadri sempre collegati e scorrevoli, l’intuizione di vedere nell’attore le capacità o la più assoluta incapacità lo rendeva  innamorato o intransigente dell’attore. Riesce a farti fare cose che non pensavi di poter fare, ti veste sulla pelle il personaggio, ti da i tempi e il modo di capire cosa stai facendo ma ti fa fare quello che vuole lui,come lo dice lui. Ne viene fuori un regista di vecchia scuola attento e capace di far rivivere quel teatro che si pensava vetusto e ormai sparito.


 Sei stato al fianco di grandi attori, tra tutti chi ti ha colpito di più e chi ti ha insegnato di più?
                                                                
Avendo lavorato con grossi nomi e attori di indubbia capacità non è molto facile dire chi, perché ognuno ha le sue capacità.Nelle varie produzioni a cui ho partecipato come attore ho avuto modo di incontrare e lavorare con Lino Banfi,Valerio Mastrandrea,Franco Nero,Ben Gazarra,Stefano Accorsi,Ferzetti,Montagnani e tanti altri. Forse a dire il vero chi mi ha insegnato di più direi essere stato Lino Banfi,ricordo che stavamo girando natale con papa per la Rai e io avevo una scena con lui abbastanza lunga e ovviamente ero super emozionato e anche preoccupato di lavorare con un tale mostro di bravura. Quando iniziammo la scena io non riuscivo a spiccicare parola se non bofonchiando qualcosa, ero ovviamente preoccupato e bloccato. Bene lui è riuscito a capire il mio empas e ha fermato le riprese,mi ha fatto sedere a un tavolino e a cominciato a parlarmi,dicendomi che lui non era nessuno solo un collega e che dovevo pensare alle battute aggiungendo altre cose e dandomi la tranquillità. Bene andammo dopo circa 15 minuti sul set e facemmo la scena tutta di un fiato,senza interruzioni e alla fine mi diede due pacche sulla spalla e disse vedi Paolo quanto è facile. Grazie Lino sei un grande uomo.




E’ vero che in diversi lavori sei stato scelto tramite i casting dell’associazione Vena Artistica?come hai conosciuto questa realtà.
                                                                     
In effetti Vena Artistica è una realtà che ti offre molte possibilità, sono entrato in punta dei piedi e nel tempo sono stato premiato, in effetti molti casting e molti film sono usciti e li ho fatti grazie all’associazione tipo il film Diabolik con Valerio Mastrandrea e Miriam Leone che sarebbe dovuto uscire il 25 Dicenbre 2020.ma visto  la pandemia al momento l’uscita è ferma. Ma ad essere sincero La Dott.ssa Vittoria Adamo mi conosceva già da anni ed era diverse volte venuta a vedermi nei vari locali dove portavo in giro lo spettacolo Invito a cena con delitto, nel tempo abbiamo stretto amicizia e siccome dovevo cambiare agente ho pensato di chiederle se lei se la sarebbe sentita di diventarla,pochi giorni e la sua risposta è stata positiva,quindi mi sono iscritto all’associazione ed ora da più di un anno e mezzo ne faccio parte assieme a molti colleghi e colleghe. La Dott.ssa Vittoria Adamo è la mia agente personale che cura la mia immagine e i miei lavori e di cui sono estremamente contento perché è un rapporto di fiducia e grande amicizia. 






A tu per tu con Edwin Ricardo Hansen











          




In collaborazione con The Palma Music e Vena Artistica Associazione Culturale per lo Spettacolo presentiamo oggi l' artista :Edwin Ricardo Hansen








Chi è Edwin Ricardo Hansen? 

Edwin Ricardo Hansen, nato nel 1992 a Santo Domingo da madre dominicana e padre curasalegno, meglio conosciuto nel mondo della musica come El 3pleX, è un cantautore di musica latina.



Genere Musicale? 

Io produco  tutti i generi  di musica, perché il mio talento è la mia voglia di musica, mi costringe a non avere limiti.


Che cosa le piacere fare nel tempo libero?

Il mio tempo libero, l' amo trascorrere  con mio figlio Diego e la mia compagna, ma anche fare nuova musica.





Un sogno frequente?
 Il mio sogno è diventare un grande cantante per non far mancare niente alla  mia famiglia.



domenica 21 marzo 2021

A tu per tu con Lorenzo Mercery

 




Chi è Lorenzo Mercey ?

Lorenzo Mercey, prende spunto dal mio autentico secondo nome, mescolato con una parte del cognome di mia madre. E' la perfetta, dal mio punto di vista, unione  tra l' essere italiano d'origine e la propensione alla scrittura di testi musicali in inglese.


Genere musicale?

Prettamente pop o rock melodico . Il mio primo inedito, però, verte su sonorità elettroniche. È un'esperienza incredibile poter ascoltare testo e musica composti entrambi ex novo, da me e dalla mia collega "Something Girl ". Sia testo che musica sono nati molto velocemente, una collaborazione di alto livello.


 


Tempo libero?

Mi piace cantare , fare lunghe passeggiate al parco accompagnate da musica con le cuffiette all'orecchio; weekend ideale ovviamente in discoteca con gli amici.


Bevanda preferita?

Coca cola come analcolico; long island ice tea come alcolico .



 

Sogno ricorrente ?

camminare su una spiaggia, accompagnato da.. chissà !.Un' altro sogno è poter cantare sempre su palchi imponenti; non solo cantare, ma creare show divertenti e accattivanti. Rendere questa professione la mia principale .In alternativa, aprire una super catena di saloni da parrucchiere .



 

giovedì 18 marzo 2021

A tu per tu con Samuele Spinetti









In collaborazione con The Palma Music e Vena Artistica Associazione Culturale per lo Spettacolo presentiamo oggi l'artista : Samuele Spinetti






Nato a Catanzaro il 31 maggio 2001, risiede a Davoli. A 6 anni, ascoltando i Pink Floyd e Gilmour in particolare, scopre la passione per la chitarra. Inizia, dunque, gli studi presso una scuola privata nel soveratese. A 12 anni, a Catanzaro, prosegue lo studio con il Maestro Ferdinando Lomanno, che lo preparerà ad entrare al Conservatorio Fausto Torrefranca di Vibo Valentia a 14 anni, con il più alto voto di ammissione. Dal 2015, partecipa al Festival “Suoni e Colori”, a Catanzaro, e, per la prima volta, si esibisce come chitarrista classico, diventando ospite annuale del Festival fino al 2018. Nel 2015, partecipa al Master Internazionale Di Chitarra con il chitarrista sudamericano Eduardo Isaac. Nel 2016, partecipa al Master Internazionale Di Chitarra col Maestro Zaira Meneses. Nel 2018, si esibisce a Lerici (SP), nel Festival “Suoni Dal Golfo 2018” come chitarrista classico, sotto la guida del direttore d’orchestra Gianluca Marianò ed assieme a 70 orchestrali provenienti da 5 continenti. Lì conosce il Maestro Giuseppe Bruno del Conservatorio di La Spezia e il Maestro spagnolo Pablo Urbina. A maggio del 2019, inizia il suo percorso di cantautore con il brano “Amarti Troppo”. Inizia, quindi, ad esibirsi in lungo e in largo per la Calabria e partecipa a numerosi Contest nazionali tra cui “One Shot Game” di Honiro Label, a Roma. Segue il rilascio di altri cinque singoli da indipendente: “Piccolo”, “Au Revoir”, “Le Cose Che Non Dico Mai”, “Tu Non Ci Sei” e “Sarà Diverso”. È il preludio della collaborazione con l’etichetta The Palma Music, con la quale, nel febbraio del 2021, pubblica l’EP “Promesse E Rimpianti”.






Chi è Samuele Spinetti?

Sono un cantautore di 19 anni. Abito a Davoli, nel soveratese, in Provincia di Catanzaro. Studio, da molti anni, chitarra presso il Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia. Nel 2019, tuttavia, ho deciso di affiancare alla mia formazione “classica” un percorso di stampo cantautorale, pubblicando il mio primo singolo ufficiale, “Amarti Troppo”, scritto insieme al mio paroliere di fiducia, Antongiulio Iorfida e prodotto da Vincenzo Maida dell’Associazione Musicale “MVM Rec Studio” di Soverato. Dopo aver rilasciato, da indipendente, altri cinque brani su tutti i Digital Store, ho sposato la causa dell’etichetta The Palma Music, realizzando e producendo, con l’ausilio della label, l’EP “Promesse E Rimpianti”, composto da quattro canzoni e disponibile ovunque, in formato digitale, dal 14 febbraio 2021.


Genere musicale?

Il mio genere di riferimento è il pop. Però mi piace sperimentare, attingendo da altri generi. Anzitutto, dal rock, nel cui segno sono nato, artisticamente parlando ma non solo. Sono cresciuto, infatti, con l’ambizione di emulare le gesta di un mostro sacro della storia della musica come David Gilmour. Per sonorità e liriche, inoltre, mi ispiro molto alla dimensione hip-hop, soprattutto alla scena italiana (Lazza in primis). Insomma, la mia volontà è quella di costruire un genere il più originale, personale e riconoscibile possibile, che, pur muovendosi entro i confini del pop, sia emozionante come il rock ‘n roll e abbia la schiettezza propria del rap.

Cosa le piace fare nel tempo libero?

Quando non studio o non frequento le lezioni al Conservatorio, amo passare più tempo possibile con la mia ragazza e in famiglia, oltre che coi miei – pochi ma buoni – amici. Ascolto, inoltre, molta musica, perché mi piace mantenermi aggiornato e continuare ad esplorare l’universo che, negli anni, è diventato anche il mio. In quest’ottica, trascorro anche tantissimo tempo in studio di registrazione. Anche se non ho nulla di particolare da fare, mi piace osservare, confrontarmi con altri artisti ed addetti ai lavori, respirare l’odore intenso di ciò che sta dietro alla creazione di un brano. Non si smette mai di imparare.









Sogno frequente?

Sono piacevolmente “ossessionato” dalla musica, che occupa il 99% dei miei pensieri. Almeno. Sogno di farne un impegno lavorativo vero e proprio, un mestiere che possa gratificare me e le persone che mi circondano. Sono consapevole che ci sia ancora tantissimo da fare. Però le difficoltà e, in generale, i percorsi in salita non mi hanno mai frenato. Testa bassa e pedalare: è il mio mantra da sempre. 













































































































































































































































 




domenica 14 marzo 2021

Torino - Inter: 1-2


TORINO (3-5-2): Sirigu; Izzo, Lyanco, Bremer; Vojvoda, Baselli (49' Linetty), Mandragora, Lukic, Murru (67' Ansaldi); Verdi (67' Zaza), Sanabria. Allenatore Davide Nicola   

INTER (3-5-2):Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Hakimi, Barella, Brozovic (80' Sanchez), Gagliardini (56' Eriksen), Perisic (56' Young); Lautaro, Lukaku. Allenatore Antonio Conte (in panchina Stellini) 

Ammoniti: Gagliardini (I) 62' rig. Lukaku (I), 70' Sanabria (T), 85' Lautaro (I) 


Ottava vittoria per l’Inter ma con fatica. Ottimo primo tempo per il Torino, poi i nerazzurri sbloccano il risultato con un rigore di Lukaku, sfiorano il pareggio e si fanno raggiungere da Sanabria in mischia. Però la qualità della panchina che ha Antonio Conte ha fatto la differenza Alex Sanchez che entra e regala a Lautaro Martinez il pallone “ buono” per segnar di testa il gol-vittoria.

 



giovedì 11 marzo 2021

A tu per tu con Tony Riggi









In collaborzione con The Palma Music e Vena Artistica Associazione Culturale per lo Spettacolo presentiamo oggi l'artista : Tony Riggi.

Nasco in Italia ma sono di Madre  Italo Tunisina di madrelingua francese. Ho collaborato con molti artisti attualmente con Tony Esposito e Iskra Menarini. Con il Tony Esposito usciremo con Sinuè dinuovo ad Aprile. Ultime vincite  sono Disco d'oro 2019 con la canzone IO SONO UN POLIZIOTTO, e la Palma d oro al HOUSE FILM FEST di Torino con Maschere a metà, attualmente in commerci con la canzone VERONICA NEL CUORE distribuito da THE PALMA MUSIC nei digital store. 



Chi è Tony Riggi? 

Sono un poliziotto in Quescienza Cantautore Diplomato Tecnico del suono, arrangiatore ecc proveniente da una famiglia di Musicisti e artisti. 

Genere Musicale?

Sono un cantautore pop rock progressive e canto in tre lingue, francese inglese e italiano... oggi ho tirato fuori la prima canzone progressive rock neomelodica con un bellissimo groove Reaghetton in feat. con TONY LIOTTA grande batterista tedesco questo anno nominato il 1 batterista di Germania. 



Che cosa le piace fare nel tempo libero?

Nel tempo libero amo il collezionismo, i videogames di cui ho una vasta collezione di consolle, Soldatini e Amo i Sinth, di cui ho una vasta gamma, una bellissima collezione vintage, che uso nei miei arrangiamenti. Studio il fenomeno Ufo da quando avevo 14 anni e oggi faccio parte del direttivo della FEDERAZIONE UFOLIGICA ITALIANA. Sono un ricercatore e mi definisco un amante della cultura. Sono un contenitore da riempire di margherite, e Leonardo da Pisa è il mio idolo.

Sogno frequente?

Divenire il nuovo Hans Zimmer nel panorama mondiale con la testa di Ennio Morricone e le mani di Chopin nel Notturno Op. 9 Mminor n°2. Wagner mi affascina, e ha un  lato oscuro della musica molto evidente tutto da studiare. Back è l'istinto musicale fatta persona, Paganini è la mia anima.





































































































mercoledì 10 marzo 2021

Cristiana Maffucci: “La Zona Rosa”


Finalmente ci siamo. Il mio debutto in streaming e qui il Link per poter acquistare il biglietto. A soli € 7.99 potrete vedermi direttamente da casa vostra! 
Vi aspetto numerosi, aiutate noi comici a ripartire! Grazie di cuore!





 

martedì 9 marzo 2021

A tu per tu con Silvano Moiso




 Silvano Moiso, classe 62. Tifoso del Toro dalla nascita, praticante dello sport del calcio in giovane età. Dopo un inizio carriera nell'arma dei carabinieri, ho abbandonato l'arma per dedicarmi alla professione di guardia giurata, dove ho prestato servizio per quasi tutta la mia carriera lavorativa, fino a chiusura della ditta in cui lavoravo. Positivo per natura, credo nel potere di un sorriso. Il mio sogno nel cassetto, vedere un mondo più pulito. Credo nei valori, credo ancora in una stretta di mano, credo nella parte buona del mondo, che spero ancora possa vincere sul marcio.

Andrea Belotti incarna i valori del Toro?

- Non mollare mai
- Dare tutto in campo
- Onestà e lealtà sportiva

Dotato di potenza esplosiva, nonostante gli iniziali limiti tecnici, nel tempo è migliorato fino a diventare capitano e condottiero granata.

Tre calciatori preferiti ?

Valentino Mazzola.
Quando si rimboccava le maniche non c'era più storia. Fa parte del Grande Torino, la squadra più forte del mondo, " Gli invincibili ". 

Giorgio Ferrini.
Grande uomo, dentro e fuori dal campo. Ogni sua parola aveva un peso, un valore, una verità. " Buttare il cuore oltre l'ostacolo". 

Paolo Pulici. 
Credo tra gli attaccanti più forti che il Toro abbia avuto. Una vita sul campo e tutt'ora impegnato nelle giovanili. 

Racconti del Museo del Grande Torino

Il museo del Grande Torino raccoglie ed espone cimeli e reperti storici di valore, che i volontari hanno salvato dalla distruzione e conservato. Grazie all' associazione " Memoria storica granata" capitanata dal presidente Domenico Beccaria coadiuvato dal direttore Giampaolo Mulinari, il primo museo di calcio d'Italia. Il museo si trova all'interno di Villa Claretta Assandri, epoca 600, immersa in un ampio parco a Grugliasco. È disposto su due piani con 15 sale. I volontari accompagnano i visitatori, in un percorso che attraversa la cultura, la conoscenza della storia del Toro, le emozioni. Entrare in questo museo significa entrare in un luogo in cui c'è un pezzo di cuore, che non potrà morire mai. Il nostro motto è " La tragedia non è morire, ma dimenticare".  Noi, non dimentichiamo. 





domenica 7 marzo 2021

Esclusiva Intervistandopersport.com: A tu per tu con Paolo Bargiggia.

 


 "Lotito - Cairo "Lazio - Torino, Gravina ( Figc) : "il protocollo è chiaro, la sentenza  definitiva  spetta all'Asl, è d'accordo?

Il protocollo che avevano stilato le componenti del Calcio e del Governo  in estate che  non è mai stato cambiato parla abbastanza chiaro. Di fronte a determinate scelte dell'Autorità Superiori, in questo caso l' Asl, riconosciuto come autorità superiore, il calcio deve prenderne atto.

 Il problema nella fattispecie è un documento che alla fine  doveva essere cambiato come aveva suggerito, il responsabile dei medici sportivi italiani e della federazione medici  sportivi Fabrizio Casasco. Era arrivato a proporre una bolla in  stile NBA ( Basket Americano) nel calcio, però chiaramente sia a livello culturale che  di resistente dato che non tutte le 20 Società di A avevano le strutture per stare nella bolla e neppure prevista. 

In un secondo momento, è stato  proposto di trovare una centrale unica per i tamponi,come ha indirizzato la UEFA, per evitare le vie di fuga o delle furbate o delle  incomprensioni "vedi quelle  avvenute per la vicenda della Lazio che ha fatto i tamponi ad Avellino" . 

I casi di Juve-Napoli  e di Lazio- Torino  sono diversi.  Nell'occasione Juve - Napoli che si è pronunciato due volte due gradi  di giustizia sportiva c'era una condotta che puzzava di opportunistico e di poco lineare e rispettoso della cultura sportiva. Nella solidarietà del movimento in un momento di difficoltà da parte del Napoli che aveva solo due  giocatori positivi al Covid  Zielinski  e Ounas con Insigne infortunato.

 Tant'è vero che il Giudice Sportivo e la Corte d'Appello avevano bocciato il ricorso del Presidente De Laurentis  e avevano dato il 3 a 0 a tavolino ai bianconeri, è un punto di penalizzazione agli azzurri . 

 Come spesso succede in Italia,la difficoltà è stata al terzo grado di giudizio per garanzia del Coni, entriamo in una dimensione di politica-sportiva. Per coloro che seguono con attenzione  le dinamiche del mondo del calcio, ben sa che esiste, una guerra sotterranea non dichiarata di potere, tra il Presidente del Coni  Malagò (ex Commissario di Lega )e il Mondo del Calcio, dove in più di un occasione anche in piena Pandemia si era schierato contro la Lega Calcio,mettendo il naso in affari non suoi, sui diritti televisivi relativi alla gestione dell'apposito Sky . 

Detto questo, sono uno dei pochi che non si è scagliato sull'accaduto della Lega Calcio,inerente all'argomento posto nella domanda. 

Mi spiego : -"è vero c'è un'autorità che nello specifico la Lega sostiene - di conseguenza - "se i casi di positività sono stati riscontrati lunedì mattina, per qule motivo i giocatori sono stati messi tutti in isolamento fiduciario, fino alla mezzanotte di martedì?".-" l'Asl di Torino sostiene che per loro contano gli otto giorni." Per di più, c'è stato questo atteggiamento se vogliamo andare sulla buona fede, molto prudenziale da parte dell'Asl, per il discorso delle varianti-".

 In verità a norma di protocollo di regolamento il Torino, non era nella condizione di giocare perchè il formulario  dice che:"devi avere o più di 10 giocatori positivi e non averne 13 a disposizione." Il Torino ne aveva 8+2 dello staff e comunque sono stati messi in isolmento ma in termini di ordinamento e in punta di documenti la Prima squadra avrebbe dovuto presentarsi con la Primavera all'Olimpico di Roma. 

Per tanto i granata avevano già ottenuto il Bonus Covid previsto per la partita contro il Sassuolo, quindi che cosa ha potuto fare la Lega ? Lì non ha deciso il Presidente, sono state tutte le altre squadre ed è chiaro dirlo perchè si parla di solidarietà in un mondo che non  c'è perchè lì so per certo che sono stati tutti gli altri club a suggerire al Presidente di Lega Paolo Dal Pino di non dare un' altra deroga, perchè ci sono paure voglio dire nel caso ovviamente che quando una squadra ha qualche problema ha un Asl "compiacente" io non credo che fosse per certo del Torino FC  fosse in precreare il precedente  in secondo luogo bisogna decidere se il campionato lo vogliamo far finire  o no? Il calendario è molto intasato, il 23 maggio il calendario deve finire perchè la UEFA lo impone per regolamento perchè ci sono gli Europei e quindi c'è stato un eccesso di zelo e prudenza di tipo "politico-sanitario"e dell' Asl e dall' altra parte 19 società su 20   hanno chiesto ai loro presidenti di non derogare da questo punto di vista ( protocollo) io sto da questa parte. Peccato per i tifosi del Torino o Urbano Cairo. La chiave di lettura è esattamente questa : "non vado a giocare con la Primavera" . Non capisco i falsi moralisti  nella mia categoria tra TV e giornali,  sfregio alle vittime della pandemia, se c'è un protocollo lo si rispetta perchè se lo modifichi come il Dash o il pongo non mi trovo d'accordo.


Davide Nicola : Crotone - Torino , i granata avranno le stesse chance avute al Sardegna Arena?

 Se fosse stato il Torino di Giampaolo ti avrei detto che la vedevo molto dura perchè quella era una squadra che non era viva  una squadra spenta morta che non tirava in porta e anche su se stessa a livello psicologico ed involuta come gioco . Nicola ha avuto il merito con una serie di pareggi iniziali  e poi con la vittoria al Sardegna Arena  di dare un identità al gruppo. Cioè non farà un calcio particolarmente ricco sfizioso però in ogni caso fa un  calcio dove i giocatori ci si ritrovano. 

Adesso, il punto qual è? questo Torino è più forte del Crotone, un pò lo dice la classifica e un pò il Crotone è sul fondo, ci sono due aspetti  che possono mettere in dubbio. Primo, non è semplice perchè bisogna vedere come hanno vissuto questa settimana e i 10 giorni di isolamento  con due rinvii alle spalle , tornare in campo non è  facile.

Secondo, i calabresi  hanno appena cambiato allenatore Cosmi con il quale hanno avuto un esordio amaro, subendo cinque goals dall'Atalanta di Gasperini. Sicurmente si giocherà l'ultima chance per provare a rimanere in Serie A. Sarà un leone ferito e non la vedo facile.


Mani, fuorigioco, Var : In che modo cambia il calcio dal 1 di luglio 2021?

Secondo me cambia troppo ed è una continua rincorsa a cercare la pepita d'oro o la perfezione che non c'è mai.  Ora hanno capito che si sono spinti oltre sui falli di mano e sull'assoluta intenzionarilità  quindi  è un buon passo indietro. 

Se il Var darà la possibilità alle squadre  di poterlo utilizzare  e di richiamarlo che come hai visto  è  un miglioramento, pertanto la tecnologia o la usi per tutti o no. 

Dunque  dove c'è informatica  da anni, e mi riferisco al tennis con le chiamate a disposizione deve essere fornito anche di chi è in campo, non soltanto dell' arbitro o dell' addetto  al Var. Altrimenti è un utilizzo parziale che dà adito a discussioni sulla tecnologia. 

Vedo di buon occhio quest'apertura, questo modernismo da parte del nuovo presidente dell' AIA  Alfredo Trentalange sperando che ciò possa servire a far crescere un pò il dibattito e la cultura sportiva  nel nostro Paese, che cultura sportiva non ne ha, mi auguro che ci siano larghe vedute per approciarsi nel migliore dei modi  a questa novità.

Da Klopp a Guardiola , la ribellione dei mister : " Non daremo giocatori alle Nazionali" è 

giusto il comportamento?

Intanto non son  gli allenatori che decidono ma sono le Società e questo è un dibattito annoso. Praticamente c'è un regolamento mondiale della Fifa dove da sempre ci sono  per le amichevoli alle quali non puoi derogare perchè son quelle numericamente e per importanza  previste dalla Fifa per cui "tu" Proprietà  hai l'obbligo di concedere i giocatori alle Nazionali . 

E' un grosso problema legato al fatto che nel calcio sempre più, viaggia sul filo del rasoio,la ricerca è solo quella del profitto, dell'utile, dell'esasperazione anche finanziaria. 

Oramai nel pallone di etico è rimasto ben poco.  Grandi Club stan passando di mano e ci sono dentro tantissimi fondi di investimento e/o proprietà che usano questi "asset" che servono per fare business. Ed è strano per loro dato il campanello d'allarme questo bilancio, che deriva dall'Inghilterra dove  il meccanismo che è  esasperato  funziona e fa profitto. Chiaramente questo  è calcio-finanza e le difficoltà ritornano.

Romanzo : il segreto del calciomercato di Paolo Bargiggia, mah qual è il segreto?

Ti ringrazio per averlo citato, il segreto è una grande passione perchè io ho cominciato per caso e ho fatto la prima sessione di calciomercato nel 1990 quando lavoravo al Corriere dello Sport  a Milano Fiori.

Una volta il calciomercato si faceva solo sui quotidiani sportivi ed era una materia molto più difficile, eri facilmente identificabile  se eri bravo o no. 

Ho iniziato dalla Serie C ( la classica gavetta) e pian piano sono cresciuto. Bisogna avere molta dedizione per questa materia devi essere molto curioso, ambizioso perchè devi voler le notizie prima degli altri e devi essere anche molto empatico nel creare un rapporto di fiducia con gli addetti ai lavori,con le fonti e riuscire a coltivartele. 

Diciamo che, a me tutte queste cose non sono mancate, e son cresciuto così . Nel 1995 il Calciomercto a Mediaset con l'allora direttore Ettore Rognoni  mi diede fiducia e incominciammo a fare delle trasmissioni degli spazi  di Calcio Mercato.

 Ovviamente nel libro racconto di 11 scoop / esclusive  che ho avuto la fortuna e la bravura di fare  in questi anni, vario dall'acquisto  di Ronaldo nel 1997, alle vicissitudini di  Higuain con la rottura al Napoli nel 2016, e  tante altre storie in cui  racconto come ci si arriva a costruire uno scoop e la figura della persona che  può essere fonte d' informazione per arrivare a completare la storia.