sabato 29 febbraio 2020

Clamoroso: Torino e Pesaro insieme per il nuovo Vecchio Toro e l’ Altro Calcio


Domenico Bencivenga e Mario Patrignani: Torino e Pesaro insieme per il nuovo Vecchio Toro e per l'Altro Calcio!

Dall ‘ asse del Tifo Granata "Torino-Pesaro" nasce l'Altro Calcio ed il nuovo Vecchio Toro! Su un'iniziativa di due Toro Club, amici e fraterni, lo storico “Fedelissimi Granata Pesaro”e la “Aurora Granata 2003 Torino "Francesco Bencivenga" nasce l'idea di istituire l'Unione Italiana dell'Altro Calcio e di fondare il "Toro Calcio"! .
Questa iniziativa è rivolta non solo ai Tifosi del Toro, ma a tutti i Tifosi appartenenti a tutti i propri Colori che si rivogliono impossessare, giustamente, della Passione del Calcio, un Giuoco che, in questo momento storico e sociale alquanto complicato, si è allontanato dalle sue radici popolari e popolane e che deve ritornare, al più presto, a farne nuovamente parte, lontano dai giuochi politici, economici e di potere!


giovedì 27 febbraio 2020

A tu per tu con Daniele De Bellis



Quanto è cambiato il tifo granata nell’ultimo decennio?
E’ una domanda per niente banale e la risposta non è semplice anche perché, sebbene io sia da sempre granata, ho iniziato a frequentare costantemente lo stadio solo da tre/quattro anni.  Comincerei a dire cosa NON E’ cambiato: la passione, l’amore e la fedeltà per questi colori ! Il tifoso del Toro ha nel suo DNA un particolare attaccamento, proprio a livello “sentimentale”, che lo distingue da tutti gli altri. La storia e la gloria del Torino e di Torino passa sicuramente dalla squadra degli INVINCIBILI, attraversa il 1976 ed arriva fino a noi che, con occhi e cuori da “innamorati”, viviamo ogni partita.
La tifoseria granata si è sempre distinta per questo speciale legame con la squadra e per la presenza, anche nei momenti più difficili, tale da ricevere in passato riconoscimenti a livello nazionale: un vero numero 12 in campo !! 
Gli ultimi dieci anni hanno portato, a mio parere, un miglioramento nella organizzazione generale del tifo (eventi, cura delle coreografie sugli spalti …).
L’informatizzazione e la globalizzazione hanno ridotto/annullato le distanze favorendo l’interazione tra i tifosi  e sono, conseguentemente, aumentati anche i Toro Club sul suolo nazionale. 
Sebbene i mass media possano indirizzare verso altri modelli, tanti bambini ancora oggi si affezionano alla “nostra” squadra e lo stadio è frequentato da molte famiglie (forti anche delle normative sulla sicurezza più stringenti) pur dovendo riscontrare come la presenza sugli spalti sia diminuita sensibilmente rispetto ai decenni precedenti.
In tale quadro molto sintetico e di certo non completo si inserisce il “rapporto tra i tifosi e la società” (considerata a livello di organigramma, di scelte programmatiche e tecniche) che, forse proprio per la forte passione nutrita per questa maglia dai torinisti, negli ultimi 10/15 anni è stato piuttosto tormentato.
Il feeling tra i tifosi e la attuale presidenza non è mai sbocciato, neanche nei migliori periodi della squadra: probabilmente le “folate” d’Europa che abbiamo vissuto con Ventura in panchina e, di recente, con Mazzarri hanno creato aspettative che, nei fatti, non si sono concretizzate. 
La mia percezione è che il tifo si sia “sdoppiato”: da una parte il “cuore di amante” che sostiene comunque la squadra; dall’altra parte “il cuore ferito/deluso” da una società che ha "tradito" le aspettative e che ha indotto gran parte dei tifosi ad intraprendere “clamorose” iniziative di contestazione. 
Le ultime e note vicende afferenti i fatti accaduti in curva Primavera sommati a risultati che non arrivano vengono, infatti, imputati ad una gestione societaria non curata a livello di scelte tecniche e di programmazione, con conseguente distaccamento massivo della tifoseria sia dai vertici granata che dallo stadio, in segno di protesta. 
Ciò non per “disaffezione” ma, al contrario, per “troppo amore”.
Hai un episodio particolarmente divertente che ricordi ?
Legato allo stadio ed al mondo granata, uno dei momenti più divertenti nel senso proprio di “piacere/svago/allegria/emozione” l’ho vissuto guardando dalle tribune l’ingresso in campo delle squadre di Torino e Fiorentina per una partita di campionato nell’ ottobre del 2018. Quella volta, infatti, ad accompagnare i giocatori in campo vi erano i bambini del vivaio granata tra i quali i miei due figli: Federico, che aveva 7 anni, ed Alessia che ne aveva appena 5. La cosa davvero divertente e tenera, in particolare, è stata vedere mia figlia, così piccolina, “immersa” nella divisa del Toro ancora troppo grande per lei, guidata per mano da un giocatore viola ma tenuta “sotto controllo” dallo sguardo attento di Federico che, da buon fratello maggiore, si preoccupava che tutto andasse bene. Ricordarlo ora mi fa ancora sorridere.
Calandoti nei panni dell’ Avvocato del Diavolo, chi spediresti all’Inferno del Toro?
Faccio fatica a pensare di individuare una persona da spedire addirittura all’Inferno ma, con meno clamore e più realismo e spirito costruttivo, muovo una critica generale alla società relativamente alla gestione tecnica di questa stagione. Sul mercato, infatti, mi sarei aspettato valutazioni diverse tali da poter integrare fin dall’inizio la rosa dei giocatori con qualche elemento  di qualità (a centrocampo soprattutto), sostanza ed esperienza (vedi anche Ribery che pareva gradire la destinazione Toro ma che fu subito bocciato dalla dirigenza). 
A stagione in corso ormai compromessa, come pensano anche tanti altri tifosi e sempre a livello tecnico, avrei operato il cambio di allenatore molto prima ed in tempo utile per rinforzarsi nel c.d. “mercato di riparazione”.
Spostiamoci su un altro argomento che ti sta particolarmente a cuore... È uscito il CD Valentino Mazzola ...quale messaggio vuoi far passare?
La canzone che ho scritto ed interpretato è dedicata all’ormai leggendario Capitano Valentino Mazzola, condottiero della squadra degli Invincibili le cui imprese sportive hanno riempito i “Cuori Granata” di gloria  ed il calcio italiano di storia. 
Il brano non poggia sulla “tragedia di Superga” nel senso che non ha sfumature “tristi” ma, al contrario, mi immagino di rivedere gli eroi del Grande Torino correre palla al piede sui campi di calcio del Paradiso da dove, in eterno, riescono a farci divertire ed infonderci quella forza e quella passione che noi tifosi manifestiamo sugli spalti ed i giocatori devono dimostrare, sempre, sul rettangolo di gioco. 
“Valentino Mazzola” è un inno alla vita, è la voglia di non arrendersi mai e di continuare a perseguire i nostri sogni.
















lunedì 10 febbraio 2020

A tu per tu con Luisella Urietti





In che cosa consiste il lavoro del Life Teaching?

Mi definisco Life Teaching perché il mio lavoro ha a che fare con l'apprendimento/insegnamento e non con una terapia. Il mio obiettivo primario è insegnare, alle persone che si rivolgono a me, a riconnettersi con il proprio corpo. Ciò è paradossale perché noi SIAMO il nostro corpo. In realtà la maggior parte di noi, nel tempo, si è allontanata da esso, perdendo per questo salute e benessere. Eppure è cosi facile: da piccoli sapevamo quello che ci faceva star bene; poi lo abbiamo dimenticato. Infatti ci lasciamo facilmente condizionare - rispetto a decisioni lavorative e personali, cure mediche, sport da praticare, ecc... - anche quando avvertiamo piccoli segnali che qualcosa, da qualche parte dentro di noi, non va. Questo perché quella preziosa e innata conoscenza – pur latente - è ancora presente.
Da adulti, per riappropriarci di essa, dobbiamo operare un cambiamento: ascoltare il nostro corpo.
Che mai vorrà dire? Il corpo manda segnali continuamente, usando un volume sempre più forte fino a quando siamo costretti (normalmente dal dolore) a dargli retta. Questo processo è iniziato anni prima. Anni durante i quali noi non abbiamo proprio “sentito”, e per questo nemmeno capito, che cosa ci voleva comunicare.
Perché?
La maggior parte di noi non ha dimestichezza con la cura della propria salute, perché ci è stato insegnato a delegare il nostro benessere a dottori e specialisti, formati per risolvere i nostri problemi.
Abbiamo completamente dimenticato che per il benessere quotidiano (base del benessere generale) e per i piccoli disturbi che possono comparire, i migliori “medici” siamo proprio noi stessi. Tale atteggiamento può rivelarsi estremamente utile anche qualora dovessimo ricorrere a uno specialista: saremmo molto più precisi nel fornire informazioni circa il nostro sintomo/disturbo, aumentando le possibilità di successo della cura.
È per questo motivo che da quasi 20 anni mi occupo di educare le persone alla consapevolezza di sé, che passa, in primis, attraverso la consapevolezza del proprio corpo.
Imparare a fare una pausa e in un secondo tempo a staccare la spina. Aumentare il livello di attenzione, dirigerlo


Come ha sviluppato questa sua dote ?

Credo che ognuno di noi possieda questa dote in una qualche misura. È un talento che comprende l'empatia, l'ascolto, la capacità di prestare attenzione e il desiderio di mettere in grado le persone di occuparsi di sé: altrimenti detto, renderle libere.

Ma il talento ha bisogno della competenza per trasformarsi in una professione.
Fin da piccola, cresciuta un po' come Heidi, ero molto interessata alla natura che mi circondava. Ho imparato moltissime cose anni prima di andare a scuola. Quando ho imparato a leggere, mi sono appropriata di uno strumento “magico” che mi ha aiutata tantissimo a sopportare l'estrema solitudine che mi circondava.
Ma non bastava.
Io avevo bisogno di qualcuno, di un essere umano... avevo bisogno di suggerimenti, di attenzione, di ascolto; al mio fianco però non c'era fisicamente nessuno che potesse fare questo.
Allora mi sono rivolta allo studio (lettura, università, master e corsi internazionali), attività che continuo, sotto forma di aggiornamento costante.
Studio da oltre trent'anni (oltre dieci all'estero), ho letto migliaia di libri e fatto – e faccio ancora – esercizi fisici quotidiani uniti a varie forme di “meditazione” per allenare l'attenzione.

Il mio obiettivo è migliorarmi di giorno in giorno attraverso uno strumento meraviglioso che però richiede allenamento continuo: la consapevolezza.
Lo scopo: offrire supporto e strumenti a tutte le persone che desiderano conoscersi più a fondo per stare meglio fisicamente e psicologicamente, e per operare scelte - personali e lavorative - in linea con il proprio sentire, le proprie inclinazioni e i propri talenti.
Sono diventata la persona che avrei voluto avere al mio fianco da ragazza, soprattutto nei momenti difficili.

 Quale aspetto negativo ha trovato in questa professione?


Questa professione ha 2 aspetti negativi.

Uno è legato ad una condizione basilare: la persona che si rivolge a me deve coinvolgersi nel processo di apprendimento, nel senso che deve impegnarsi a fare qualcosa e poi farlo concretamente. Intendo dire:deve partecipare e quindi prestare attenzione, provare a fare movimenti e respirazioni che non aveva mai fatto prima, prendere consapevolezza di avere muscoli... sconosciuti. Accettare di sentire la propria rigidità – e quindi anche la propria resistenza mentale – rispetto al fatto di introdurre novità nella propria vita. Cambiamenti che auspica, ma che per realizzarsi, una volta individuati e scelti, richiedono azioni dirette, precedute da esercizi di vario genere che potremmo definire di preparazione (specifici per ogni soggetto fisici, di attenzione, di scrittura, di cambiamento di piccole abitudini, ecc...). Questi esercizi, ai quali ognuno decide quanto tempo dedicare, sono una piccola rivoluzione nella routine personale (anche se si tratta di pochi minuti al giorno) e, come tali, implicano incredibili resistenze.
Il secondo aspetto riguarda il fatto che le persone che si rivolgono a me lo fanno perché stanno attraversando un periodo durante il quale, da sole, non riescono più a far fronte a una qualche difficoltà. Superato questo momento, tornano nel mondo più consapevoli, più sane, più forti e con una cassetta degli attrezzi che sarà per sempre a loro disposizione.
Ma fanno molta fatica a parlarne con qualcuno che, a sua volta, ne avrebbe bisogno.
Anche per questo motivo ho scritto il libro CambiAmi la vita... per fornire testimonianze reali che: “La vita potrebbe essere più leggera se non fossimo convinti che bisogna sempre dimostrarsi forti, audaci e autonomi. Se potessimo permetterci ogni tanto di dire Non lo so o Ho bisogno di aiuto. Se accettassimo l'idea che, nei momenti difficili, avere a fianco un alleato è molto meglio che essere da soli”.

Dato che impiega molte delle sue energie verso il prossimo in che modo riesce a non sderenarsi?

Il mio traning quotidiano, costituito da una serie di esercizi fisici e non (quelli che io chiamo i miei allenamenti), unito all'attenzione costante sia alla respirazione - che soprattutto durante le sedute non dev'essere minimalista - sia a non contrarmi muscolarmente, quando ascolto e/o leggo nel corpo della gente storie di dolore fisico ed emotivo.
Ecco, non è difficile, ma... bisogna farlo e soprattutto bisogna ricordarsi di farlo,
tutti i giorni.
Io per prima, se non voglio danneggiarmi, devo fare esattamente quello che chiedo ai miei clienti: allenarmi.
Inoltre, la grande soddisfazione nel vedere le persone avvicinarsi a se stesse e fare pace con il proprio corpo, imparare ad accettarlo e, nel tempo – processo affatto facile – arrivare ad amarlo, è una fonte di gratificazione enorme che mi fa star bene e mi rende felice.


venerdì 7 febbraio 2020

A tu per tu con Emanuele Pastorella












Quali percorso di studio hai dovuto affrontare per diventare un giornalista sportivo  ?


 Fin da piccolo ho sempre avuto la passione e la propensione per la scrittura. Alle elementari ero tra i più bravi nello svolgere i temi, alle medie facevo parte della redazione del "giornalino" della scuola, al liceo classico ho affinato l'italiano e ho incrementato il mio vocabolario. Non ho ancora terminato il mio corso di laurea, sono iscritto a Scienze della Comunicazione all'Università di Torino, ma purtroppo (o per fortuna) sono sempre più impegnato con il lavoro. 

Come è organizzata la giornata lavorativa in un grande quotidiano piemontese?

 Ci sono giornate più frenetiche e giornate più tranquille, ovviamente il periodo più caldo cade quando il calciomercato è aperto e bisogna stare sul pezzo davvero 24 ore su 24. Al mattino presto è molto importante fare la rassegna stampa, leggere i vari giornali per vedere le notizie riportate dai colleghi e si fa un primo punto della situazione; poi, verso metà mattinata, mi sento con il capo dello sport di Torino CronacaQui e insieme iniziamo a valutare quali potranno essere i temi di giornata; nel pomeriggio comincia il lavoro vero e proprio, tra la ricerca di notizie attraverso le fonti personali e la scrittura in concreto degli articoli per il giorno dopo.


E' difficile scalare le gerarchie in redazione?



Io sono un collaboratore, di conseguenza non lavoro dentro la redazione ma da casa o dove si tengono conferenze stampa e allenamenti del Torino. E' difficile scalare le gerarchie anche e soprattutto perché l'editoria non sta vivendo un periodo brillante, anzi è un settore piuttosto in crisi. Anche per questo motivo ho altre collaborazioni oltre a Torino CronacaQui, ad esempio su internet con le testate TuttoMercatoWeb e con TorinoGranata.it, due punti di riferimento sul web per gli sportivi e per i tifosi del Toro. Inoltre, per ampliare ulteriormente le conoscenze e il raggio d'azione, ho sostenuto un master di marketing online: bisogna tenersi sempre aggiornati su tutto e aprirsi anche altre porte al di fuori del giornalismo sportivo.



Come si accompagna il lettore alla comprensione dell'articolo?



Penso che l'importante sia essere il più chiaro possibile, non dando niente per scontato: è bene essere sempre precisi, senza tralasciare nulla. Ecco un esempio molto recente: quando Mazzarri prese come punto di riferimento Chiellini, è capitato di ripetere l'episodio anche a settimane di distanza e ogni volta ho sempre fatto un "riassunto delle puntate precedenti". Chiarezza, precisione e sintesi, secondo me sono questi gli ingredienti che non devono mai mancare per scrivere un buon articolo e per aiutare il lettore nella comprensione del testo che si scrive. 








A tu per tu con Pietro Cartolano



Com’era e com’è oggi la tv italiana nell’ambito sportivo?

Per decenni il giornalismo sportivo televisivo è stato una seria professione protratta da egregi uomini di cultura. Poi si è estremamente sviluppato il concetto di guadagno sugli ascolti, pertanto si è reso il tutto molto più popolare e populista per accaparrarsi una fetta di pubblico più ampia. E ora, in certi casi, rasenta il ridicolo. Sono sempre meno le persone che hanno reali competenze nella comunicazione e soprattutto nella analisi degli eventi sportivi. 

Sei ideatore e conduttore del nuovo format “Calcio Sud “Canale 218 di GRP TV , quali sono le tue aspettative ?

Da questa mia grande critica nei confronti del giornalismo sportivo televisivo, nasce CALCIO SUD. Nelle reti regionali molti programmi hanno come unico pregio quello di essere pieni di donne attraenti e vecchi tifosi o dimenticati artisti che dicono la propria -poco interessante- opinione. Calcio Sud parla veramente del gioco del pallone: si analizzano nel dettaglio le gare delle squadre geograficamente da Roma e Lazio in giù e si approfondiscono argomenti, a mio parere interessanti. Gli ospiti hanno reali competenze e io spero di riuscire a provocarli mai banalmente. Una cosa è certa, non sarà mai un programma da 'televideo'. Questo termine lo uso per quei programmi che durante la settimana aggiornano gli ascoltatori sui risultati del weekend, sulla classifica e su dati che si possono tranquillamente trovare in rete o, appunto, sul televideo. Calcio Sud, insomma, è un programma di analisi e la mia aspettativa più grande è che rimanga tale fino ad attrarre il più ampio raggio di appassionati dello sport più bello del mondo.

 Da quali figure sarai affiancato?

In questo momento ho due fedeli compagni di avventura: Samuele Gjoni e Lorenzo Velcani. Il primo grande amico di infanzia che fino a qualche mese fa ha giocato a buoni livelli; nella sua carriera, l'apice è stata l'Alessandria in Serie C. Il secondo è un ragazzo Salentino che da qualche anno si è trasferito a Torino per studiare Economia e si è inserito egregiamente nel nostro gruppo di amici di lunga data. Detto ciò, la nostra amicizia non ha condizionato la mia scelta (anche perché siamo una decina): sono due ragazzi estremamente competenti che, pur non avendo esperienza televisiva, hanno accettato questa sfida. La strada è lunga, ma sono fiducioso. Mi auguro, in futuro, di poter coinvolgere anche una esperta del gentil sesso. 
In tutto ciò è previsto un terzo ospite che cambia di puntata in puntata. 
Spero di creare un gruppo di una decina di possibili ospiti da poter intercambiare di volta in volta. 

Milan - Toro “Coppa Italia” persa dal Torino negli ultimi minuti di gioco... Come vedi il nuovo tecnico Moreno Longo con Antonino Asta alla guida dei granata?

Ritengo Mazzarri un buon allenatore, una persona capace di di tirar fuori il meglio dai suoi calciatori. Però, il suo tempo a Torino era evidentemente finito. Si è rotto l'incantesimo e lo spogliatoio non ha più voluto saperne. Ora a Longo spetta un compito complesso. L'unica arma a suo disposizione potrà essere la cultura e lo studio. Solo aggiornandosi e studiando come un matto potrà creare il giusto interesse nei confronti di giocatori che al momento sembrano scarichi. Uno è il suo grande vantaggio: è giovane. E le idee giovanili cambieranno il mondo, anche quello del calcio.

mercoledì 5 febbraio 2020

A tu per tu con Marco Aceto









Come ci si prepara per scrivere un articolo per un quotidiano nazionale?

Innanzitutto, se dovessi dare un consiglio a un giovane che svolge il mio stesso lavoro direi di “non avere paura del foglio bianco“. L’idea arriva. E poi, mai aver timore del caporedattore. Ma, ancor più importante, vagliare le notizie, essere sicuri che siano vere.

Quali sono state le cause che hanno portato al “tracollo” del Toro e all’esonero di Mazzarri?


L'esonero di Mazzarri - spiace dirlo - doveva avvenire prima, subito dopo la partita con la Spal, dati i precedenti risultati ingloriosi contro Lecce, Atalanta, la sconfitta in Coppa Italia col Milan, la non-partita col Bologna... 
La stagione positiva dell’anno scorso non si è ripetuta. Il traguardo dei preliminari di Europa League, raggiunti anche grazie all'esclusione del Milan, è stato vanificato dalla partita del Wolves
Il primo campanello d'allarme è stata la questione N’Koulou, poi il tra-e-molla su Verdi con il Napoli: il giocatore stava svolgendo la preparazione estiva con un'altra squadra e le modalità del suo arrivo a Torino testimoniano un calciomercato fatto male. Basti pensare a Laxalt, Urikanj. Tutte situazioni che hanno peggiorato i rapporti tra allenatore e giocatori.

In che modo un giornalista può emergere?

Raccontare sempre la verità farsi amare da chi ti legge, guarda e ascolta . Essere onesti perché ripaga nella vita.

Progetti futuri ?

Sono andato via da casa molto presto,vivo la giornata ho una famiglia e cerco di aiutare il più possibile chi ha bisogno di me. Ho tante passioni che mi soddisfano. Ecco. forse in un futuro prossimo spero di scrivere un libro tutto mio.