domenica 6 dicembre 2020

A tu per tu con Guido Barosio





Guido Barosio - giornalista, scrittore, travel writer, speaker - è direttore responsabile di Torino Magazine, Il Piemonte e il Mondo di Pannunzio. Nella sua attività dirige anche progetti di formazione, come il Corso di Comunicazione Scientifica e il Master Mario Soldati in Comunicazione Scientifica ed Enogastronomica. Come travel writer ha visitato oltre 150 destinazioni realizzando più di 200 reportage. Nel 2017 ha vinto il Premio Stampa Israele, nel 2019 il Premio Città di Parigi e nel 2020 il Premio Bronzi di Riace. Come autore ha pubblicato sette libri con numerose coedizioni internazionali.

Cosa l'ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittore?


In realtà si è trattato di un passaggio naturale. Come giornalista ho sempre scritto moltissimo, ed è il mio naturale modo di esprimermi. Nel tempo mi sono sempre occupato di viaggi e molti anni fa - era il 1997 - mi venne proposto un libro sul Marocco. Quello fu il primo. Venne pubblicato per White Star, con molte coedizioni straniere, una anche per National Geographic. Ancora oggi è il libro italiano più venduto su quella destinazione. Dopo tanti altri, come 'L'Europa vista dal cielo' e l'ultimo 'Tutto il Grande Torino minuto per minuto', scritto lo scorso anno. Amo la scrittura 'lunga', che mi permette di esplorare i temi con calma, dando profondità ai luoghi, ai personaggi e alle situazioni. L'anno prossimo uscirà il mio primo romanzo, ma per ora preferisco non parlarne. Sarà una sorpresa per tutti.


Dove trova l’ispirazione adatta per scrivere?


Io scrivo a casa nel silenzio assoluto, in mezzo ai miei libri, circondato dalle cose che amo. L'unica presenza che accetto è quella dei miei gatti. Uno dei due, Asado, vive in simbiosi con me. Si accoccola vicino al computer e non mi lascia fino a quando smetto. Adoro scrivere di notte, quando non ho altri  impegni e anche il telefono tace. Amo dire che i miei libri sono nati senza aver mai visto la luce del giorno.






Quale messaggio vuole lanciare con il libro “Social Media rischi e opportunità per professionisti e imprese ?”


Tutti oggi parliamo di social media e tutti li usiamo. Ma non sempre conosciamo 'le regole del gioco'. Io e Raffaella Cenni, che ha scritto il libro con me, abbiamo provato a spiegare che cosa si deve fare,qual è l'approccio corretto, quali risultati possiamo ottenere e quali sono i rischi da evitare. I social media non rappresentano un semplice passatempo, ma possono condizionare la nostra vita privata e la nostra professione, in modo positivo, ma anche negativamente. Io amo dire che coi social 'tutti noi siamo un media': possiamo intervenire commentando gli altri, giudicando i personaggi della cronaca e della politica, raccontando la nostra vita. Ci tengo a precisare che il libro non è un manuale tecnico, non è un tutorial per imparare ad usare Facebook o Twitter. Il testo spiega che cosa stiamo facendo e ci aiuta a farlo meglio. Questo è un libro che fa pensare.


Pensa che sia il romanzo migliore che ha prodotto finora?


E' un libro che mi piace, ma non posso dire che sia il migliore. Ogni mio libro è diverso dall'altro e tra di loro non si possono paragonare. Poi il lettore ha sempre l'ultima parola. Io posso sperare che il mio libro migliore sia sempre il prossimo.



Come direttore di  “TorinoMagazine ”qual è stata l’intervista più impegnativa?


In ogni intervista il mio compito è quello di far emergere il personaggio. Detesto coloro che in realtà intervistano se stessi, sapendo già dove vogliono arrivare. Tra le mie tante interviste ricordo come particolarmente impegnativa quella con Paolo Conte. Lui ne concede pochissime e, a prima vista, appare burbero, riservato, non sorride mai. In quel caso è stato fondamentale conquistare la sua fiducia, facendo le domande giuste, lasciandolo parlare. Così siamo stati insieme tre ore. Ma dopo ho avuto 'il mio' Paolo Conte, un artista che si è confidato, offrendomi spunti intimi che in altre interviste non appaiono.







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