venerdì 18 ottobre 2019

A tu per tu con Roberto Gerardi “in arte Roger”






Come si crea una base musicale?


Come tutti i processi creativi non esiste un’unica via ma diciamo che ci sono dei sentieri comuni. Prima di tutto bisogna sentirsi dentro quale tipo di stile ed emotività vogliamo dare alla nostra musica. Una volta scelta la direzione io cerco sempre di ascoltare quello che è stato già prodotto, per imparare dai ‘’ grandi’’.
Dopo aver assimilato bene l’atmosfera del brano che voglio creare, parto sempre dall’idea dello strumento principale che nel mio caso è voce su chitarra oppure il pianoforte. Una volta registrata la linea principale creo attorno tutto il sound, cominciando dalla linea ritmica della batteria, seguita dal basso e da suoni che valorizzano l’idea principale.

Come si allena “l’orecchio” alla musica?

Ascoltando tanta ma tanta musica ogni giorno. Scrivendo e suonando tanto e cercando di restare sempre in connessione con quello che muove la nostra passione musicale.
Ogni cosa si sviluppa con il quotidiano tempo che dedichiamo a quello che ci piace. Ovviamente il grado di miglioramento è individuale ma l’attitudine interiore, la spinta, fanno la differenza.

Quali sono le tue ambizioni?

Il mio sogno principale è quello di scrivere per grandi interpreti della musica italiana, oltre che avere un progetto cantautorale sempre più attivo, con un pubblico e un calendario di date nel tempo.
Scrivo da quando ho 15 anni e non ho mai smesso.
Quest’anno ho deciso che pubblicherò diverse canzoni cosi come sono nate, nell’intimità del mio spazio creativo. Voglio portare uno spettacolo dal vivo che può adattarsi a qualsiasi contesto: locali, teatri ma ancora di più abitazioni, cortili e perché no tutti quei luoghi dove c’è umanità ed aggregazione. Il nome del progetto è “la cura del suono’’ e porta un pò il focus sulla grande utilità terapeutica che le canzoni hanno spesso sulle nostre vite.

Un episodio positivo è uno negativo che ricordi particolarmente?


Uno degli episodi che ricordo con il sorriso è quando ho cantato su Rai uno per il premio Mogol. In quel frangente credevo di farmela sotto e invece ricordo che fui talmente a mio agio che Mara Maionchi, ospite della trasmissione, si avvicino dopo la puntata e mi disse che ero forte.
Non amo molto catalogare gli episodi come negativi o positivi perché questa è un pò la mia sfida di tutti i giorni, cercare di non oscillare tra il bene e il male.
Posso però dirti che anni fa andai molto vicino a dare un brano per un noto cantante Pop italiano, tuttavia poi non si concretizzò la situazione e restai un pò con l’amaro in bocca.

Roberto Gerardi alias “in arte Roger”...sono diversi?

 RoGer è un pò il nome con cui tante persone mi hanno sempre chiamato per abbreviare il mio nome e cognome, cosi ho deciso di usarlo per la mia musica.
Diciamo che se Roberto Gerardi è anche l’uomo nella vita di tutti i giorni, RoGer è la sua parte suonatrice e sognante che ama esprimersi attraverso la creatività e la musica.

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