giovedì 8 aprile 2021

A tu per tu con Elisa Casassa

 

   " Alta Marea- in una notte di luna piena"  gennaio 2021-Elisa Casassa





 Quando hai iniziato a "percepire" te stessa come pittrice o poetessa?

Non credo di percepirmi come una pittrice o da ragazzina, quando scrivevo poesie (una mi fu anche pubblicata) come una poetessa  credo di essere semplicemente una persona creativa che ama esprimere le proprie emozioni senza necessariamente attribuirmi un titolo. 

L’arte in sé, in qualsiasi forma, è espressione di passioni, ed esprimere passione è essa stessa una forma d’arte. Ecco, sì  mi ritengo una persona appassionata, che ha voglia di comunicare, di esprimere se stessa e che è felice se nel farlo riesce a regalare emozioni. 

Prendersi cura delle proprie passioni significa prendersi cura di sé, appassioniamoci a quanto ci rende unici ed esprimeremo tutta la nostra arte!   

Se facciamo un passo indietro  molto indietro, posso invece raccontarvi come mia mamma mi abbia percepita come un’artista.

Avevo 3 anni o poco più, la tappezzeria nuova della camera da letto dei miei genitori era troppo bella per non essere esplorata dal grande pennarello blu che mi avevano regalato!

Ricordo ogni istante di come fu stroncata sul nascere la mia vena artistica!!! Un episodio che mi fa ancora sorridere, ma a cui penso sempre quando mi chiedo (o mi chiedono) quando è iniziata la mia passione per la pittura.

Poi durante il lockdown questa passione è riemersa. Un tempo trascorso e non vissuto, o meglio che abbiamo tutti dovuto reinterpretare. Io l’ho fatto con la pittura.

Un nuovo modo di vivere che ha riguardato tutti, che ha insegnato a guardarci meglio dentro, a "non rimandare" le cose importanti, e a riconoscerle nella frenesia dell'ordinario; perché il tempo è prezioso e non c'è attimo che non meriti di farci esprimere noi stessi per quello che autenticamente siamo.

È iniziato tutto così, un giorno, uno dei tanti chiusi in casa, a riscoprire spazi così a portata di mano e mai veramente frequentati. Salita in mansarda, mi ritrovo a sfogliare un album da disegno, fogli, tempere e pennelli dei tempi del liceo. Con questa a dir poco improvvisata attrezzatura ho messo "colore su bianco" l'atmosfera che percepivo, i sentimenti che provavo, il desiderio di tornare a cosa avevamo e di tornarci migliori.

Non a caso, il primo disegno del 2020 è stato “Un abbraccio”, un semplice abbraccio, perché semplicemente era il gesto e l’emozione che più mi mancava.


 

Campo di papaveri maggio 2020- Elisa Casassa


Cosa provi mentre crei? In che modo nasce un tuo quadro? Che cos’è per te l’ispirazione?

Cosa provo quando creo? Mi piacerebbe fare la domanda alla pittura stessa… perché ho la netta impressione che nella maggior parte dei casi sia lei a “guidare” me! 

È una sensazione che ho da sempre, che sia Lei a cercare me, a comparire come un’intuizione.

Inizio quasi sempre senza una percezione precisa di quale sarà il tratto giusto per dare forma all’idea, ma all’improvviso compare; il tratto si fa chiaro e basta seguirlo… a volte è un’onda, a volte la foglia di un albero.

La mia è una pittura che definirei “d’intuizione”, passo dopo passo è lei a guidare me!  

E quando accade, provo una gioia sincera, il mio volto disegna un sorriso, è qui che mi rendo conto di come dipingendo mi sto prendendo cura di me.

L’idea, al contrario del “tratto”, è sempre chiara, non riesco a disegnare qualsiasi cosa per il semplice gusto di dipingere. C’è sempre un messaggio nella scelta di un soggetto, c’è sempre un pensiero che voglio condividere, c’è sempre un’emozione di cui aver cura soprattutto se appartiene a un committente, che ho piacere partecipi con me all’espressione dell’idea in modo che possa sentirla sua; in questo senso potrei persino definirla una pittura “altruista”.

In sintesi, l’’ispirazione nasce sempre da un vissuto emotivo, mentre a guidarla sulla tela è l’intuizione.

Non tutto quanto realizzo mi soddisfa, credo sia naturale, ma ho imparato a non avere fretta, la pittura come ogni altra passione va allenata, e il risultato diventa quindi altro. Non esistono stereotipi. Quello che è bello o che è brutto. Conta la capacità di emozionarsi per emozionare in modo autentico. 

Questo è il messaggio che vorrei condividere, con le persone che hanno bisogno di credere in se stesse, soprattutto dopo un periodo così buio. 



Campo di Papaveri 1990 -Claude Monet- Elisa Casassa



Se dovessi trascorrere una giornata con un artista vivente o no, chi sceglieresti?

Ho un passato di studi classici, e le ore di storia dell’arte mi appassionavano molto. Ogni artista lascia la sua impronta non solo sulla tela, ma anche e soprattutto nelle emozioni che trasferisce il suo vissuto riflesso nelle opere. Ho amato Picasso per la sua “Guernica”, quadro che ho discusso già all’esame di licenza media, Caravaggio e tutte le sue opere per l’immensa e per me ineguagliabile potenza espressiva della luce e dell’assenza di essa, gli impressionisti (e pre-impressionisti) con un nuovo connubio tra luce e colore di quadri che fecero scalpore, come la “Colazione sull’Erba” di Manet, o l’armonia della natura espressa da un’autentica costellazione di Papaveri nella celebre opera di Monet che riprodussi quasi da bambina… passando per l’inquietudine dei numerosi autoritratti di Van Gogh fino la meraviglia della sua “Notte stellata” Chi scegliere? 

Nessuno di loro, in questo momento storico e di rinnovata consapevolezza, indirizzerei la realizzazione del desiderio che mi pone la domanda in due altre direzioni.  

Quella del ricordo e quella dell’attualità.

Nel ricordo, amo farmi cullare dalle rinnovate emozioni della serenità dell’adolescenza quando ebbi la fortuna di conoscere due personaggi artistici di gran valore per il mio paese, le mie valli, Torino e non solo: Giovanni Macciotta e Sergio Ramazzotti. 

Il primo è stato un grande esempio, un’icona per Coassolo Torinese dove viveva, amava dipingere, pescare, camminare e talvolta suonare il clarinetto nella trattoria dei miei nonni… Vive in me più nei ricordi dei racconti di mio nonno che di incontri, ma istintivamente se penso alla pittura del ‘900 penso a lui. Il secondo un ritrattista eccezionale che fu il primo a vedere i miei disegni dei tempi della scuola; il primo a incitarmi a proseguire… parole che mi rendevano così felice che ho ancor ben impresse nella mente istantanee di quei momenti nel giardino di casa, mentre sfogliava il mio album di disegni sottolineando le caratteristiche che più lo stupivano. A entrambi dico grazie, così come ringrazio l’artista di Torino Olga Maggiora, incontrata assolutamente per caso un tardo pomeriggio dell’autunno socrso. Poche parole e un rinnovato entusiasmo a proseguire sulla strada della pittura. Ma questa è un’altra, bellissima, storia. 

Ecco, potessi riunire i miei nonni e questi grandi personaggi intorno a una tavola della nostra trattoria (chiusa che avevo solo due anni) sarei orgogliosa di mostrare loro la maturità e la consapevolezza acquisita, sarei felice di ringraziarli perché anche attraverso i loro esempio o il loro incoraggiamento, alla fine la mia strada con la pittura, dopo tantissimi anni, torna a rinnovarsi.

Dall’attualità traggo personaggi femminili che “combattono” con l’arma della creatività e del genio sui valori della diversity e dell’inclusion: Marina Abramović la "Grandmother of performance art“ che ha detto: «If you change people’ minds- you can change the word»; Zaha Hadid, che nel 2004 è stata la prima donna a vincere il Pritzker Prize e Marinella Senatore (mia coetanea) fermamente convinta che l’affezione tra le persone costruisce una società migliore: ci crede al punto da lavorare costantemente a vere e proprie «opere collettive». Le parole partecipano sempre alle sue opere, per lei rappresentano uno strumento per la diffusione dell’empowerment non solo femminile, ma della persona. 

Esempi di resilienza e di impegno anche nel mondo dell’arte, su temi, come la parità di genere, che sebbene attualissimi (si pensi all’appello all’Inclusion Rider di Frances McDormand agli Academy Awards del 2018) hanno radici nei secoli passati (penso ad esempio alle vicende di Artemisia Gentileschi, di scuola caravaggesca, prima donna a essere ammessa all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze nel XVII secolo). 

Una sfida di consapevolezza alla quale dovremmo allenarci tutti quotidianamente e sulla quale sarebbe meraviglioso confrontarci con donne di questa levatura.



"Alone in the rain"  gennaio 2021-Elisa Casassa




 Una frase o una citazione che non dimenticherai mai?

Torno agli studi classici, e alla frase tanto semplice quanto potete del poeta latino Orazio: “Carpe diem”. Credo non serva aggiungere altro, se non rievocare il “Cogliete l’attimo ragazzi! Rendete straordinaria la vostra vita!” del capolavoro L'attimo fuggente (Dead Poets Society) del 1989 diretto da Peter Weir e con protagonista l’indimenticabile Robin Williams.

E chiudo in continuità con la celeberrima frase di Steve Jobs “stay hungry stay foolish”. Adesso sì, non aggiungo altro. 


 Fede granata

Rispondo a questa intervista all’alba del giorno successivo al derby del 3 aprile 2021. Nella mia vita ho visto vincere il derby al Torino due volte, a distanza di vent’anni l’una dall’altra. Che dire, in una stagione complessa, sia per la classifica che per la mancanza del pubblico sugli spalti causa pandemia COVID-19… un pareggio che ha il sapore della vittoria! Grande cuore in campo, che porta il Torino a chiudere in avanti, con una squadra sempre ben disposta e grinta da TORO! Finalmente! Non posso che dedicare un grazie a Davide Nicola, l’allenatore che erano anni aspettavo sedesse sulla nostra panchina… che poi seduto non ci sta proprio!  Dai tempi del grande Mondonico, l’allenatore che ci voleva! 

Sono tifosa del Toro da sempre, complici papà, zio, cugini che già alle elementari mi portavano allo stadio, ed era sempre una festa, a prescindere dal risultato. Ricordo quando il lunedì a scuola i maschietti della classe mi interrogavano su cosa fosse avvenuto allo stadio per accertarsi che fosse vero che una femminuccia la domenica andasse a vedere le partite di uno sport ancora troppo solo maschile. Ebbene quella bambina avrebbe tanto voluto giocare a calcio, e a costo di giocare da sola in cortile, non ho mai abbandonato il mio migliore amico, che era il pallone!  Se mi chiedevano “Cosa vuoi fare da grande?” io, fra astronauti e ballerine, rispondevo: “L’allenatore del Torino calcio, ma se non posso perché sono una bambina allora voglio fare la giornalista sportiva”! 

Una passione per il calcio spettacolare (quello per me indiscusso di Pelè) per quello del Brasile degli anni ’80 di Junior uno dei miei idoli granata, quello della finale di Coppa Uefa del 1992 ad Amsterdam che ricordo ancora come fosse ieri. Il legno della porta dell’Aiax si è opposto tre volte a Casagrande, Mussi e Sordo (ad un minuto dalla fine!!) e quella sedia sollevata in alto dal Mondo quando il Capitan Cravero venne atterrato in area… sono immagini che fanno parte di me e della mia fede calcistica di colore granata. Per sempre. 

Il capitan Cravero era letteralmente il mio idolo, cercavo la sua figurina per l’album Panini, disposta a scambiare per la sua anche tre o quattro delle mie. Nel cortile di scuola all’intervallo si giocava a pallone, e una di queste circostanze è stata l’unica volta che ho rischiato una nota (avevo sfiorato con un tiro una maestra che si era seduta al centro di quello che per noi era il campo, e per lei solo il cortile ; comunque la nota alla fine non me la diede, forse la maestra era del Toro anche lei) …  

Adesso c’è il Gallo. Il mio nuovo vero e autentico capitano cuore Toro. Spero in un suo rinnovo per dare la continuità che serve a questa squadra. Un giorno incontrandolo assolutamente per caso nei pressi dell’albergo del ritiro prepartita gli ho chiesto di fare una foto, ero emozionata come Patty di Holly e Benji davanti al suo eroe . Era il 26 settembre 2019 e il giorno dopo il Toro avrebbe vinto contro il Milan 2 a 1! Due volte ho incontrato Andrea e due volte abbiamo vinto. In un’altra partita contro il Milan di qualche anno fa, citavo lui e Donnarumma su Twitter come moderni Holly e Benji … ringrazio ancora Premium Sport HD per averlo letto al Gallo in diretta TV!  Lui ha sorriso. È stato bellissimo. 



Capitan Andrea Belotti- Elisa Casassa
26 Settembre 2019.
"Un Abbraccio"  marzo 2020- Elisa Casassa







 La Mia Trilogia " ai tempi del Coronavirus".

"La Street art ai tempi del Coronavirus"



Aprile 2020 

"La Street art ai tempi del Coronavirus" In pieno lockdown anche i murales restano a casa e il dipinto li ritrae all'interno delle pareti domestiche; citando Banksy solo il palloncino colorato prende il volo, simbolo di speranza.

















Ottobre 2020

"La seconda ondata" In autunno il mio primo olio su tela, e ad arrivare in autunno è la seconda ondata. Il dipinto la rappresenta con un viale alberato (ritratto dal Parco del Valentino a Torino) dove i rami e le foglie ingiallite lasciano intravedere tratti di cielo e insieme disegnano un volto coperto da una mascherina. 




"Coronavirus Vaccine"
















Dicembre 2020 

"Coronavirus Vaccine" In dicembre arriva il vaccino, il dipinto chiude il cerchio della trilogia tornando ai murales. Questa volta l'uomo dipinto sulla parete della casa indossa la mascherina per portare il cane a fare una passeggiata e metaforicamente entra in una boule de neige a forma di flacone del vaccino. Entra in una campana che da simbolo di isolamento diventa ora protezione, l’uomo torna in una “nuova normalità”, all'aperto, senza mascherina, fra gli abbracci delle persone. Sullo sfondo il paese dell’infanzia dell'autrice, Coassolo Torinese


 Terza Ondata

"Fiori di Marzo"















Quando ho dipinto "La Street art ai tempi del coronavirus" non sapevo che entro l'anno 2020 avrei dato vita a una trilogia.
In un tempo in cui questo così particolare 2020 non è mai finito, pur avendo cambiato nome, speravo non arrivasse "La terza ondata" e invece eccola qui.
Abbiamo però un'arma adesso al nostro fianco e l'accompagna un simbolo la #primula del #vaccino.
In questa rappresentazione nasce fra gli altri fiori di marzo. In un'esplosione di colori dove anche il sole riflette la sua forma.
La mia "Terza Ondata" vuole essere un messaggio di speranza e nuova energia per tutti noi!




Se volete saperne di più della passione sulla pittura di Elisa Casassa :


https://instagram.com/elisa.casassa.official?igshid=ypp81mse9fue




2 commenti:

  1. Brava Elisa, continua con questa passione. Il mio preferito è quello splendido campo di papaveri!

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