domenica 27 settembre 2020

A tu per tu con Vanni De Luca


"Illusionista matematico, esperto in arti marziali, autentico calcolatore umano, è l'unico artista italiano a portare in scena il numero più complesso mai ideato nella storia del mentalismo: in pochi minuti, e contemporaneamente, Vanni risolve un cubo di Rubik, scrive al contrario e recita a memoria un canto della Divina Commedia scelto liberamente dal pubblico.Esoterico, matematico, misterioso, Vanni è capace di usare la mente alla sua massima potenza."

Signor Vanni De Luca , studia da anni le tecniche di memoria partendo dai precetti degli antichi retori che valgono anche oggi. Può dare una spiegazione precisa ai lettori ?

Proprio così, le tecniche di memoria sono antiche quanto la necessità dell'uomo di ricordare e di tramandare l'esperienza acquisita. Oggi pensiamo che il problema della scarsa memoria sia qualcosa legato alla nostra epoca, ma in realtà la fatica del sapere apprendere è qualcosa che è stato trattato dalle più grandi menti dell'umanità.
Aristotele ha scritto un intero trattato sulla memoria e la reminiscenza, e i retori dell'antica Roma insegnavano l'arte del saper ricordare già ai bambini a scuola, incastonandola nel sistema delle arti liberali.
Cicerone e Quintiliano (uno dei più grandi del pensiero pedagogico dell'epoca classica) hanno scritto dei trattati in cui l'arte memorativa veniva trattata con grande attenzione, e la parola "arte" non è usata a caso: nonostante fosse opinione diffusa l'incidenza di madre natura in merito al dono della memoria di ciascun individuo, si era già scoperto che la nostra mente ritiene con maggiore efficienza se pensiamo per immagini disposte ordinatamente lungo dei luoghi fisici a noi familiari, come opere all'interno di un museo.
I retori le usavano per imparare a memoria le lunghe orazioni, durante il medioevo divennero importanti per meditare sulle Scritture, mentre attorno al XVII secolo alcuni uomini illuminati svilupparono de veri e propri sistemi mnemonici per trattenere informazioni complesse, come quelle a carattere numerico: principi matematici, articoli di codice, date storiche, ecc...
Oggi possiamo trovare in qualsiasi libreria un manuale di tecniche di memoria: sono affascinanti e ci consentono di scoprire nuovi orizzonti in merito alle nostre facoltà di memorizzare e ricordare, che possono essere migliorate grazie alla pratica costante.

Quante ore di studio, dedica al giorno ?

Dipende molto dai periodi: se sono in periodo "off", lontano dai riflettori televisivi o dei teatri, dedico tre ore al giorno al ripasso e al mantenimento delle informazioni che prima o poi dovrò portare in scena, ripassando quindi qualche canto della Divina Commedia di Dante, i copioni teatrali, e altre nozioni. Il resto della giornata lo dedico allo studio e al perfezionamento di varie discipline: chitarra, pianoforte, canto, voce, memorizzazioni istantanee, calcoli matematici e cubo di Rubik. Se poi mi viene qualche idea - spero intelligente - inizio a scriverci sopra un nuovo spettacolo, una conferenza, o un libro.
Durante i periodi più tosti, quelli in cui giro come una trottola tra eventi aziendali, tv e teatro, ripasso costantemente le informazioni che dovrò portare in scena - otto o dieci ore al giorno - per poi calcare le tavole del palcoscenico.
Questo "amorevole massacro mentale" è doveroso, in quanto gli esperimenti di memoria in cui il pubblico mi sfida sono molteplici e complessi, e non posso permettermi di fallire.

Insieme a due colleghi Alessandro de Concini e Andrea Muzzi, ha creato un videocorso sulle tecniche di memoria, quali sono stati i riscontri?

Del tutto inaspettati. Nel giro di un mese pensavamo di fare sì e no una trentina di iscritti, e ne abbiamo fatti più di trecento. Abbiamo studiato, investito e lavorato molto per ottenere quello che oggi - senza falsa modestia - riteniamo il miglior corso di tecniche di memoria mai realizzato prima, a livello mondiale.
Alessandro è un formatore, insegnante, e a oggi è il più grande divulgatore di tecniche di memoria e apprendimento efficace che io conosca: sforna un video youtube al giorno sul tema. La sua capacità produttiva è assoluamente impareggiabile.
Andrea Muzii è l'attuale campione del mondo di memoria. Giovane, smart, gran sorriso e gran testa, sicuramente di grande ispirazione per i giovani d'oggi.
Con queste premesse Mnemonica non poteva far altro che ottenere i successi guadagnati.

Dal libro “Una mente prodigiosa”scritto da Lei, Davide Calabrese e Fabio Vagnarelli (pubblicato nel 2017), quanto è stato complesso scriverlo?

Ricordo ancora il primo incontro presso la casa editrice Vallardi: ero eccitatissimo e al contempo preoccupato. Non avevo mai scritto un libro prima e non sapevo proprio da che parte cominciare. Una cosa era certa: non volevo scrivere il solito libro sulle tecniche di memoria. Volevo che fosse a metà tra un saggio e un manuale, e che ogni capitolo si aprisse con la storia di uno degli artisti che ho rievocato nel mio spettacolo teatrale "Prodigi". Ho iniziato a scriverlo ad aprile 2017, e ho finito a fine luglio, per dodici ore al giorno.
E' stato un vero parto, sicuramente dettato dall'inesperienza ma anche dalla tanta voglia di presentarmi con un prodotto curatissimo, spaccando in quattro - e addirittura in otto - il capello.
Il libro è uscito il 9 novembre 2017, lo stesso giorno dell'inizio della tournée di Prodigi. Al termine di ogni spettacolo le copie finivano come niente, e il pubblico era affamato di informazioni: come migliorare la memoria? Ho veramente memorizzato 164 pagine di una rivista?
Non potevo augurarmi epilogo migliore.
Molti artisti più avanti di me, in quanto a età ed esperienza, mi hanno detto che a 30 anni posso considerare di aver già ottenuto tantissimo e tranquillizzarmi, ma proprio non riesco: avvicinare le persone alle meraviglie della memoria e alle vite delle persone che hanno contribuito alla loro divulgazione (come i grandi pensatori del passato o i performers di fine '800), è diventato il mio faro, la mia ragione di vita.

Secondo Lei  Vanni, che cosa c’è di veritiero nella serie The Mentalist? E invece nella serie televisiva di Sherlock Holmes l’ utilizzo “dei palazzi della memoria”?

Me lo chiedono spesso in tanti. Diciamo che sono serie televisive, rientrano in una finzione narrativa, e chiaramente è inevitabile che vadano a spettacolarizzare alcuni concetti.
Alla base però bisogna ammettere che c'è un fondo di verità: il palazzo della memoria è una tecnica antichissima e funziona. Con chiunque.
Tra le due serie quella che merita maggiore attenzione è sicuramente "Sherlock", con i mitici Benedict Cumberbatch e Martin Freeman.
Nella serie si vede spesso Sherlock Holmes navigare i propri palazzi della memoria alla ricerca delle informazioni che possono tornargli utili per risolvere un caso, e verrebbe da pensare che l’utilizzo della tecnica sia stato preso direttamente dai racconti di Arthur Conan Doyle.
Nonostante sul web siano in molti a caldeggiare questa tesi, in realtà in nessuno dei romanzi dell'abile scrittore scozzese il nostro mitico detective menziona direttamente il palazzo della memoria; l’unica cosa che si avvicina all’idea, e che ha sicuramente ispirato gli autori della serie televisiva, è una confidenza che Holmes fa a Watson nel primissimo romanzo, intitolato “A study in scarlet”, ovvero “Uno studio in rosso”.

Holmes confessa a Watson di non avere la più pallida idea di come funzioni il sistema solare, e che questa informazione non gli sia per nulla utile per risolvere i suoi casi. per dare credito a quanto sta dicendo, aggiunge:

“vedi, io penso che il cervello dell’uomo sia originariamente come una soffitta piccola e vuota, pronta da riempire dei mobili che preferisci. un idiota ci mette dentro qualsiasi cosa gli capiti a tiro, e in questo modo la conoscenza che un domani potrebbe tornargli utile viene sbattuta fuori, o se proprio gli va bene viene mischiata disordinatamente assieme ad altre cose, ma in questo modo diventa difficile metterci le mani sopra.
L’abile lavoratore invece, è quello che sceglie accuratamente le cose da mettere nella sua soffitta mentale. Avrà nient’altro che gli strumenti che gli serviranno per il suo lavoro, ma ne avrà un grande assortimento, e tutto sarà accatastato in perfetto ordine.”

Da qui a parlare di "palazzo della memoria" ne passa di acqua sotto i ponti, però è importante evidenziare la verità nascosta in questo breve passaggio: l'ordine è la base della nostra capacità di memorizzare e ricordare!



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