giovedì 27 febbraio 2020

A tu per tu con Daniele De Bellis



Quanto è cambiato il tifo granata nell’ultimo decennio?
E’ una domanda per niente banale e la risposta non è semplice anche perché, sebbene io sia da sempre granata, ho iniziato a frequentare costantemente lo stadio solo da tre/quattro anni.  Comincerei a dire cosa NON E’ cambiato: la passione, l’amore e la fedeltà per questi colori ! Il tifoso del Toro ha nel suo DNA un particolare attaccamento, proprio a livello “sentimentale”, che lo distingue da tutti gli altri. La storia e la gloria del Torino e di Torino passa sicuramente dalla squadra degli INVINCIBILI, attraversa il 1976 ed arriva fino a noi che, con occhi e cuori da “innamorati”, viviamo ogni partita.
La tifoseria granata si è sempre distinta per questo speciale legame con la squadra e per la presenza, anche nei momenti più difficili, tale da ricevere in passato riconoscimenti a livello nazionale: un vero numero 12 in campo !! 
Gli ultimi dieci anni hanno portato, a mio parere, un miglioramento nella organizzazione generale del tifo (eventi, cura delle coreografie sugli spalti …).
L’informatizzazione e la globalizzazione hanno ridotto/annullato le distanze favorendo l’interazione tra i tifosi  e sono, conseguentemente, aumentati anche i Toro Club sul suolo nazionale. 
Sebbene i mass media possano indirizzare verso altri modelli, tanti bambini ancora oggi si affezionano alla “nostra” squadra e lo stadio è frequentato da molte famiglie (forti anche delle normative sulla sicurezza più stringenti) pur dovendo riscontrare come la presenza sugli spalti sia diminuita sensibilmente rispetto ai decenni precedenti.
In tale quadro molto sintetico e di certo non completo si inserisce il “rapporto tra i tifosi e la società” (considerata a livello di organigramma, di scelte programmatiche e tecniche) che, forse proprio per la forte passione nutrita per questa maglia dai torinisti, negli ultimi 10/15 anni è stato piuttosto tormentato.
Il feeling tra i tifosi e la attuale presidenza non è mai sbocciato, neanche nei migliori periodi della squadra: probabilmente le “folate” d’Europa che abbiamo vissuto con Ventura in panchina e, di recente, con Mazzarri hanno creato aspettative che, nei fatti, non si sono concretizzate. 
La mia percezione è che il tifo si sia “sdoppiato”: da una parte il “cuore di amante” che sostiene comunque la squadra; dall’altra parte “il cuore ferito/deluso” da una società che ha "tradito" le aspettative e che ha indotto gran parte dei tifosi ad intraprendere “clamorose” iniziative di contestazione. 
Le ultime e note vicende afferenti i fatti accaduti in curva Primavera sommati a risultati che non arrivano vengono, infatti, imputati ad una gestione societaria non curata a livello di scelte tecniche e di programmazione, con conseguente distaccamento massivo della tifoseria sia dai vertici granata che dallo stadio, in segno di protesta. 
Ciò non per “disaffezione” ma, al contrario, per “troppo amore”.
Hai un episodio particolarmente divertente che ricordi ?
Legato allo stadio ed al mondo granata, uno dei momenti più divertenti nel senso proprio di “piacere/svago/allegria/emozione” l’ho vissuto guardando dalle tribune l’ingresso in campo delle squadre di Torino e Fiorentina per una partita di campionato nell’ ottobre del 2018. Quella volta, infatti, ad accompagnare i giocatori in campo vi erano i bambini del vivaio granata tra i quali i miei due figli: Federico, che aveva 7 anni, ed Alessia che ne aveva appena 5. La cosa davvero divertente e tenera, in particolare, è stata vedere mia figlia, così piccolina, “immersa” nella divisa del Toro ancora troppo grande per lei, guidata per mano da un giocatore viola ma tenuta “sotto controllo” dallo sguardo attento di Federico che, da buon fratello maggiore, si preoccupava che tutto andasse bene. Ricordarlo ora mi fa ancora sorridere.
Calandoti nei panni dell’ Avvocato del Diavolo, chi spediresti all’Inferno del Toro?
Faccio fatica a pensare di individuare una persona da spedire addirittura all’Inferno ma, con meno clamore e più realismo e spirito costruttivo, muovo una critica generale alla società relativamente alla gestione tecnica di questa stagione. Sul mercato, infatti, mi sarei aspettato valutazioni diverse tali da poter integrare fin dall’inizio la rosa dei giocatori con qualche elemento  di qualità (a centrocampo soprattutto), sostanza ed esperienza (vedi anche Ribery che pareva gradire la destinazione Toro ma che fu subito bocciato dalla dirigenza). 
A stagione in corso ormai compromessa, come pensano anche tanti altri tifosi e sempre a livello tecnico, avrei operato il cambio di allenatore molto prima ed in tempo utile per rinforzarsi nel c.d. “mercato di riparazione”.
Spostiamoci su un altro argomento che ti sta particolarmente a cuore... È uscito il CD Valentino Mazzola ...quale messaggio vuoi far passare?
La canzone che ho scritto ed interpretato è dedicata all’ormai leggendario Capitano Valentino Mazzola, condottiero della squadra degli Invincibili le cui imprese sportive hanno riempito i “Cuori Granata” di gloria  ed il calcio italiano di storia. 
Il brano non poggia sulla “tragedia di Superga” nel senso che non ha sfumature “tristi” ma, al contrario, mi immagino di rivedere gli eroi del Grande Torino correre palla al piede sui campi di calcio del Paradiso da dove, in eterno, riescono a farci divertire ed infonderci quella forza e quella passione che noi tifosi manifestiamo sugli spalti ed i giocatori devono dimostrare, sempre, sul rettangolo di gioco. 
“Valentino Mazzola” è un inno alla vita, è la voglia di non arrendersi mai e di continuare a perseguire i nostri sogni.
















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